Il progetto
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Elementi progettuali di base
L’obiettivo del progetto Luppolo Made in Italy è costruire la Filiera del Luppolo italiano.
Il progetto di Filiera del Luppolo intende introdurre in Umbria questa nuova Filiera, e collocare la Filiera del Luppolo umbro all’avanguardia nel panorama europeo di produzione di questa coltura.
Il Luppolo è un prodotto agricolo di grande qualità e di elevato valore aggiunto. La Filiera si propone quindi di rappresentare un punto di riferimento a livello nazionale per capacità di innovazione, efficienza, competitività nel mercato globale e qualità certificata del prodotto.
L’organizzazione della Filiera del Luppolo è affrontata in ogni aspetto: produzione in campo e indoor, raccolta, conservazione, prima trasformazione, trasformazione finalizzata al mercato, rete organizzativa e commerciale, a partire dalla sperimentazione innovativa dell’introduzione della coltura con talee, piante e rizomi di tipologia internazionale.
innovazione costante
Opzioni di coltura
il progetto è articolato su: tre opzioni di coltura: in campo convenzionale, in campo biologica, indoor Hydroponica
Articolazione completa degli sbocchi di valorizzazione, trasformazione e commercializzazione del prodotto sul mercato:
- per la produzione di Birra, artigianale e industriale;
- per la produzione di prodotti medicinali, cosmetici e similari;
- per la produzione di prodotti di Cooking e preparati alimentari;
- per la produzione di prodotti di floricoltura e vivaismo;
- per la produzione di prodotti per alimentazione animale e allevamento.
Sintesi
Obiettivo strategico
Obiettivo strategico del Progetto sarà la ricerca, la selezione e definizione genetica fino alla stabilizzazione ai fini della produzione, di Luppoli autoctoni, che dall’inflorescenza spontanea e selvatica siano trasformati in colture innovative. Una gamma di Luppoli italiani è un’assoluta novità nel mercato globale: un Luppolo capace di arricchire in maniera molto significativa la qualità dei prodotti brassicoli Made in Italy e di assicurare una rilevante redditività alle aziende agricole.
Il luppolo, come bene sanno gli appassionati di birra, è un ingrediente fondamentale nella produzione brassicola. Pur essendo impiegato in dosi limitate, il contributo che apporta a livello organolettico è un’impronta caratterizzante e peculiare. A livello mondiale, per il solo settore birrario, vengono prodotte ogni anno poco meno di 200.000 tonnellate di infiorescenza secca, a cui corrisponde una superficie coltivata di circa 60.000 ettari.
L’Europa è il maggiore produttore a livello mondiale, vanta la tradizione di coltivazione più antica ed ogni Paese si caratterizza per peculiarità varietali e di qualità molto specifiche. La Germania, in particolare, coltiva poco meno della metà del luppolo da birra dell’intero pianeta: la principale varietà è la cultivar amara Hallertauer Magnum, seguita dalla varietà aromatica Perle (circa 4000 ettari ciascuna). Le richieste del mercato fanno prevede un leggero aumento della produzione di varietà aromatiche, mentre è probabile un calo della produzione delle varietà amare. Un forte attesa nel mercato è legata alla varietà Polaris, di esclusiva produzione tedesca. In Polonia si contano oltre 800 coltivatori di luppolo, per una superficie agricola che sfiora i 2000 ettari. Non di rado, però, a causa di condizioni metereologiche non favorevoli molti campi sono danneggiati. La Slovenia si caratterizza come importante produttore di varietà aromatiche, tra cui la principale è la Super Styran Aurora. Gli agricoltori che producono luppolo sono attualmente poco meno di 150 e la superficie media per agricoltore è di circa 10 ettari.
In Ucraina, a causa di una scarsa ricettività da parte del mercato delle varietà tradizionali del Paese, le superfici si sono contratte drasticamente negli ultimi anni (riduzione di circa il 30%) Il Regno Unito dispone di una superficie di 1100 ettari e produce attualmente 1600 tonnellate di luppolo di qualità buona. La produzione di luppolo inglese è sempre più focalizzata su varietà nane, con fusto di sviluppo contenuto. Tali varietà sono sempre più popolari perché riducono i costi delle pratiche colturali, i costi di produzione e nello stesso tempo offrono una maggiore flessibilità produttiva. Le varietà più coltivate sono principalmente Bodicea, First Gold e Sovereign. In Francia la principale varietà è Tradition (aromatica), coltivata su un totale di 150 ettari circa. La produzione francese, pur essendo di buona qualità, non sempre gode di un alto riconoscimento da parte del mercato, mentre sempre in Francia si sta sviluppando un’interessante nuova proposta di Luppolo Biologico. La Spagna ha visto la rapida crescita delle superfici produttive, che ad oggi sono circa di 500 ettari, con un progetto di
Focalizzando lo sguardo al di fuori del contesto europeo, i principali areali di produzione sono:
- Stati Uniti: annualmente la produzione si attesta attorno a 30.000 tonnellate, però si è verificata una diminuzione delle superfici coltivate a causa della crisi dei consumi ed il fallimento di alcuni grandi birrifici. La varietà più conosciuta è il Cascade. Di contro si sta allargando di molto la presenza di coltivazioni in tutto il territorio vocato per condizioni climatiche, con un turn-over interessante di nuovi produttori e nuovi contesti produttivi.
- Cina: non sono disponibili statistiche precise del mercato; le stime più attendibili indicano una superficie coltivata di circa 6000 ettari e produzione pari a 15.000 tonnellate.
- Australia: rese limitate e spesso non costanti hanno causato negli ultimi anni una riduzione delle superfici investite a luppolo (meno di 500 ettari). Le varietà principali sono quelle amare (Millennium e Super Orgoglio). Molto significativo è l’esplosione nel mercato della moda dei Luppolo super aromatici Noezelandesi.
- Di forte interesse anche le produzioni in Sud Africa e la tradizionale produzione Argentina.
In Italia, invece, manca la vocazionalità tradizionale della coltivazine dell’Humulus lupulus. Lo sviluppo di molti birrifici artigianali ha spinto qualche produttore ed alcuni centri di ricerca ad avviare impianti sperimentali, che sembrano fornire buoni risultati qualitativi e quantitativi. Sono necessari però ancora approfondimenti e sperimentazioni in campo per individuare le varietà che meglio si adattano ai micro-climi italiani e la messa a punto dei sistemi di coltivazione e di intervento per la difesa antiparassitaria.
Vanno poi richiamate una messe piuttosto numerosa di piccoli produttori e di mini progetti di ricerca, spesso frammentari e poco coordinati, che stanno diffondendo la sperimentazione della coltura in quasi tutte le regioni italiane. Appare di tutta evidenza come il Progetto Luppolo Made in Italy che stiamo presentando sia di gran lunga il più completo, ambizioso e innovativo.
La nostra Rete infatti può credibilmente candidarsi ad essere il nucleo centrale e il cuore della Filiera del Luppolo italiano, in termini di ricerca, produzione, trasformazione e commercializzazione.
A partire dalla realtà regionale dell’Umbria, ma, con l’ingresso della Start-up Idroluppolo, stiamo avviando anche il nostro insediamento nel contesto produttivo del Lazio, una Regione di forti potenzialità produttive, caratterizzata dalla significativa e storica presenza della Filiera Brassicola.
Il progetto di ricerca si basa sulla raccolta, catalogazione e messa a sistema della mappa completa dei fenotipi presenti alla stato selvatico nel territorio regionale, al fine di definire e registrare tipologie competitive destinate al mercato nazionale e internazionale. La complessità della sfida di ricerca genetica e di caratterizzazione della qualità del prodotto sarà condotta nei limiti temporali del progetto ricercando il miglior livello di qualità del prodotto che sia possibile.
Questa attività progettuale è già al terzo anno di attuazione, essendo partita già prima della costituzione della Rete Luppolo Made in Italy.
Il progetto è articolato in:
- strutture di produzione prototipali
- ricerca genetica e ricerca di caratterizzazione del prodotto
- studio di fattibilità, studio di mercato, ricerca tecnologica, sviluppo dell’innovazione di processo e di prodotto
Le ragioni di questa sfida di innovazione infatti nascono in primo luogo dalla significativa crescita del settore di produzione della Birra, trainato dal movimento entusiasmante dei birrifici artigianali, con risultati di eccellenza per quanto riguarda innovazione, qualità di prodotto e di processo, sostenibilità ambientale.
Di tutte le materie prime che compongono il prodotto finito una sola è ad oggi di totale provenienza straniera: il Luppolo, con oltre 3500 tonnellate di prodotto trasformato che viene importato in massima parte dalla Germania. Le caratteristiche pedoclimatiche di produzione del Luppolo lo collocano tra il 35° e il 60° parallelo: l’Italia è quindi una terra di elezione per la produzione di Luppolo di qualità.
Ma per ragioni storiche e di chiusura del mercato, fino ad oggi è assente una gamma di Luppoli che siano di origine italiana.
Obiettivo strategico: approfondimento
L’bbiettivo che ci siamo posti è la costruzione del prototipo di una Filiera completa in ogni articolazione, l’intera Supply Chain e Value Chain, con l’obbiettivo di progettare e sperimentare l’intera catena del prodotto, in ogni passaggio, con una progettazione integrata di produzione, trasformazione e commercializzazione.
La coltura del Luppolo sarà sperimentata in prototipo con una gamma completa di colture e tecniche colturali:
- con una caratterizzazione delle varietà internazionali adattate ai terroir umbri
- con la ricerca, funzionale alla registrazione, di un prodotto derivante dalle specie autoctone e la sperimentazione della coltura
- con la sperimentazione di un prototipo di coltivazione indoor
- con la coltivazione di luppolo convenzionale e biologico
- con la coltivazione di luppolo di alta qualità, su base di ricerca delle classificazioni in uso nel mercato
Intendiamo costruire un prototipo di Filiera:
- produzione in campo e indoor, biologica e convenzionale
- assistenza agronomica e disciplinari di produzione, coordinamento dei produttori
- ricerca scientifica sulla caratterizzazione dei luppoli internazionali e sul Luppolo di derivazione da luppoli selvatici presenti sul territorio regionale e nazionale ai fine della registrazione
- tracciabilità del prodotto, classificazione qualità, prima trasformazione, stabilizzazione del prodotto e conservazione, stoccaggio e logistica, commercializzazione
- innovazione della componente tecnologica e metalmeccanica della produzione
Il business model della produzione del Luppolo sarà quindi completo in ogni articolazione. Vogliamo costruire un prototipo di Filiera moderna e competitiva, capace di vincere la competizione del mercato globale per sostenere la crescita di prodotti del Made in Italy di sempre maggiore qualità, con una forte caratterizzazione territoriale.
La domanda di Luppolo prodotto in Italia è una vera novità nel mercato delle produzioni agricole, a tal punto da essere inserita nelle priorità di iniziativa del MIPAAF, e lo stesso Collegato agricolo, all’articolo 36, recita:
“Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, compatibilmente con la normativa europea in materia di aiuti di Stato e con le norme specifiche di settore, favorisce il miglioramento delle condizioni di produzione, trasformazione e commercializzazione nel settore del luppolo e dei suoi derivati.”
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali intende sostenere progetti di ricerca e sviluppo per la produzione e per i processi di prima trasformazione del luppolo, per la ricostituzione del patrimonio genetico del luppolo e per l’individuazione di corretti processi di meccanizzazione, che rappresentano esattamente il programma di lavoro del presente progetto.
É stato costituito un Tavolo nazionale sulla Coltura del Luppolo, che vede presente la nostra Rete, sia con la presenza del CERB, Centro di Ricerca di Eccellenza sulla Birra dell’Università di Perugia, che con il Professore Perretti svolge il ruolo di coordinatore scientifico di Luppolo Made in Italy, sia con il CNR IBBR, istituto responsabile della ricerca genetica del nostro progetto, sia infine con la nostra diretta rappresentanza ai tavoli tecnici, con le imprese della Rete Luppolo Made in Italy.
Per la nostra Regione, l’Umbria, la coltura del Luppolo ha un valore strategico ulteriore.
Il progetto del Luppolo è strategico per la diversificazione del settore tabacchicolo.
Infatti il Luppolo richiede tecniche colturali articolate, complesse che ne fanno una vera e propria coltura industriale.
Prevede infatti un’efficiente e continua gestione delle acque per l’irrigazione, la gestione coordinata e puntuale degli interventi fito sanitari, la gestione e manutenzione degli impianti di coltivazione, fino alla complessità della raccolta, che prevede una campagna labour intensive e dotata di macchinari, e ancora di più nella conservazione e trasformazione, per essiccazione a calore, o trasformazione in pellet o in essenza.
Anche la gestione del mercato, della strategia commerciale, della logistica sono tutte esigenze che limitano drasticamente il numero di aziende che possono seriamente candidarsi ad introdurre questa coltivazione.
Ma sulla base di un’analisi comparativa puntuale delle tecniche colturali e della complessiva operatività delle aziende del nostro territorio con le filiere estere di produzione del Luppolo è emersa una fisionomia molto simile della coltivazione del Luppolo con la coltivazione del tabacco.
Appare possibile e molto vantaggioso in termini competitivi affiancare ed integrare le due colture, il Luppolo e il Tabacco.
Una prima cauta proiezione sul tasso di sostituzione tra un ettaro di Luppolo e una corrispondente superficie coltivata a tabacco è stimabile sul 4 a 1, cioè ogni ettaro di Luppolo potrebbe agevolmente sostituire nel piano aziendale ben 4 ettari coltivati a tabacco.